Abbiamo bisogno di filosofi

Per mia personale “costituzione mentale” ho sempre pensato che sia necessario un posto nella nostra “biblioteca mentale” che andrebbe assegnato alla filosofia. Lo dico non solo per convinzione personale ma anche perchè oggi, quello che ci accade intorno è proprio il frutto di mancanza di pensiero e cosa insegna meglio a pensare se non la filosofia?

La filosofia (dal greco, composto di philèin, “amare”, e sophìa, “sapienza”, ossia “amore per la sapienza”) è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull’uomo, indaga sul senso dell’essere e dell’esistenza umana, tenta di definire la natura e analizza le possibilità e i limiti della conoscenza.

Amore per la sapienza, non è cosa da poco, analizzare le possibilità, avere quello che intendo, un pensiero visionario. Ci vuole coraggio per essere visionari e coloro che lo hanno avuto, vengono ricordati dalla storia. In un per me davvero magico incontro con Marco Bonetto (Bonetto Design), Luisa Bocchietto (Presidente ADI), Decio Carugati (Giornalista), Nevio Di Giusto (Amm. del. Centro Ricerche Fiat) e Walter De Silva (Direttore Volkswagen Group Design), proprio Walter de Silva se ne uscì con questa frase:

“Abbiamo bisogno di filosofi, non di tecnici. Di tecnici ne abbiamo fin troppi e si vedono i risultati”

Mancanza di idee nuove, di visione, di capacità di anticipare i tempi anche sbagliando, sono il risultato di una mancanza del pensiero e dell’insegnamento fin da bambini dell’importanza della filosofia. Lo vediamo bene oggi, in Europa, ormai in stagnazione perenne anche economicamente parlando perché manca il coraggio di andare oltre, di riconoscere nuove opportunità, di riflettere sulla nostra natura ed esistenza. Siamo così concentrati sull’oggi, che non capiamo che può esserci un domani differente. Subiamo gli eventi come se questi fossero una insostituibile prosecuzione “etica” del nostro passato. Siamo così legati a protocolli e sistemi scientifici applicati alla nostra vita di tutti i giorni che non riusciamo più a liberarci dalle catene del progresso. Sostanzialmente, il progresso limita il progresso. Abbiamo così un progresso tecnologico che cresce in funzione del nostro regresso filosofico o peggio ancora, siamo al punto che il progresso tecnologico si sostituisce al progresso del pensiero. Quante volte sento dire: ah, i politici di una volta. Sì, rubavano ma almeno erano politici e non burocrati politicanti”. Certo, è verissimo questo. Oggi, la classe politica si affida ai tecnici per mancanza di cultura e sopperisce alla propria ignoranza con il pensiero tecnologico dei burocrati pensando che questo possa funzionare. Ma alla fine i più avveduti si accorgono che nessuna teoria economica degna di essere nominata come tale ha mai garantito un futuro nè tantomeno lo ha mai previsto, semmai solo suggerito. Ecco perché ho “adottato” un philosophy-coach. Riprendere la strada che ho perso tanti anni fa non è facile ma se non voglio morire nella mia pochezza culturale devo pur fare qualcosa. Non sono in grado certo di comprendere Hegel (e non sono il solo) ma un po’ di Socrate non guasta per cominciare. Buon futuro a tutti!